Cara Sara, iniziamo da una domanda facile facile. Quando e come è nata la storia?
Ho iniziato a pensare a “La casa del gelsomino bianco” più o meno nel 2013. Mi ero convinta che un amore vero e duraturo potesse nascere solo da una grande amicizia secolare e da una forte condivisione dei propri ricordi, meglio ancora se questi ricordi riguardino entrambi. Così ho conosciuto Alena ed Ethan, ma ho dovuto fare presto i conti con la presenza di altri personaggi che hanno inevitabilmente scombussolato tutti i miei piani. Oggi, per esempio, non credo più in quella visione dell’amore eterno che nasce da condivisione e ricordi comuni.
E cosa è successo tra il 2013 e il 2021?
Fino al 2020 ci sono state numerose pause, un numero spropositato di riletture, almeno tre riscritture e il parere stroncante di un agente letterario a seguito del quale ho abbandonato il manoscritto per almeno 4 anni. Poi mi sono decisa a riprenderlo in mano, rileggerlo, riscrivere alcuni punti, farlo partecipare a Io Scrittore e poi riscriverlo ancora in alcune parti. A quel punto l’ho inviato alla Royal Books Edizioni e il resto è storia (fatta di altre millemila riletture e qualche riscrittura).
Sono praticamente sette anni di “gestazione”!
Il fatto di averci messo così tanto tempo credo sia la prova lampante che non potrei mai fare la scrittrice per mestiere (ride, ndr).
Cosa ti ha spinta a tirare di nuovo fuori dal cassetto la bozza del romanzo dopo l’esperienza deludente con quell’agente letterario?
Sai, io sono una lettrice cosiddetta “forte” e a un certo punto ho iniziato a notare che molte delle storie che leggevo non avevano nulla in più della mia e ho capito che sarebbe stato un peccato abbandonare un progetto che mi aveva tenuta occupata per tanto tempo. E poi a mente fredda… I pareri stroncanti ricevuti dall’agente letterario non erano altro che opinioni soggettive. E per fortuna non c’è libro che sia universalmente definito bello o brutto. Ecco perché “La casa del gelsomino bianco” ha recensioni da 5 stelle e da 2, come qualsiasi altro romanzo.
Senti, togliamoci questo sassolino dalla scarpa. Cosa consiglieresti a un aspirante scrittore con una storia nel cassetto e tanti sogni in testa che magari si vede la propria bozza bocciata dall’agente letterario di turno?
Per prima cosa di togliersi dalla testa di essere il nuovo caso letterario mondiale. Potrebbe succedere ma, a conti fatti, a quanti è capitato? Quindi di approcciarsi alla propria opera con tanta, tanta, tanta umiltà. Di non fidarsi delle opinioni degli amici e dei parenti che si offrono di leggerla, ma di affidarsi a un editor professionista se si vuole intraprendere la strada del self publishing e di non mandare il manoscritto “a casaccio” a ogni casa editrice conosciuta e conoscibile.
Come si fa a capire quando si è veramente pronti per presentare la propria bozza a qualcuno?
Beh, prima di inviare un manoscritto a una casa editrice consiglierei di leggerlo e rileggerlo fino alla nausea. I refusi ci saranno sempre ma gli strafalcioni saranno limitati. Inviare una storia scritta di getto e senza rilettura non è mai una buona idea, anche perché quella rappresenta l’unica opportunità che abbiamo di “vendere” quel romanzo a quella specifica casa editrice. Se ci pensi è come prepararsi per un colloquio di lavoro: faremmo la stessa impressione se ci presentassimo con i calzini spaiati, le scarpe sporche, il rossetto sui denti o i capelli unti?
Direi proprio di no…
Lasciami aggiungere che la mia esperienza personale insegna a non lasciarsi abbattere dai primi ostacoli. Nessuno può intralciare i nostri sogni, quindi se crediamo davvero in quel che abbiamo scritto, allora è giusto perseverare. Provare a migliorare quel che abbiamo prodotto è sempre un’idea vincente. Rinunciarci non lo è mai.
Al di là della volontà di far conoscere la storia e di “rendere giustizia” all’impegno profuso, per quale motivo non avresti mai potuto rinunciare a Ethan e Alena?
Per quel lato profondamente narcisista che possiede, chi più e chi meno, qualunque scrittore o aspirante tale. E poi mi mancavano… Volevo tornare a “parlare” con loro e volevo che anche altre persone potessero conoscerli. In fin dei conti, credo che abbiano una bella storia da raccontare, piena di sentimenti nobili e genuini.
Prima mi hai detto che la storia è nata a partire da un certo tipo di credenza che avevi sull’amore… l’hai sperimentata in prima persona? Quanto c’è di Sara nei tuoi personaggi e nelle loro vicende personali?
C’è molto poco di me nelle storie che scrivo. In questa quasi niente. Mi mantengo molto evasiva sul resto e mi avvalgo della facoltà di non rispondere… (ride, ndr).
Rispetto il tuo “no comment”, però mi devi dire da dove escono fuori tutti quei consigli sulle tisane.
È una mia passione! Le amo. Ne ho tantissime. E poi credo davvero che ognuno di noi abbia alcuni aromi o sapori o odori in grado di farci stare bene, qualcosa che ha a che vedere con i ricordi olfattivi di quei posti che abbiamo amato… Come l’odore dei biscotti caldi a casa della nonna, hai presente?
A questo proposito, ero davvero curiosa di sapere a cosa fosse dovuta l’atmosfera a tratti stregata/incantata che avvolge l’intero romanzo…
Dipende dal fatto che mi piace inserire qualche elemento al limite della realtà in ogni romanzo. Allo stesso modo, amo leggere storie in cui i protagonisti siano particolarmente sensibili a ciò che non vediamo o percepiamo concretamente, come accade, per esempio, nei libri di Joanne Harris o Laura Esquivel, che sono in assoluto le mie scrittrici preferite. Forse è un tratto caratterizzante della mia penna che perderò col tempo ma attualmente vorrei che il lettore alle prese con i romanzi che scrivo si domandasse: “Ma è possibile? È davvero come sembra?”
Ed è esattamente l’effetto che hai ottenuto! Nella tua storia, poi, ci sono anche molti intrecci che contribuiscono, in un certo senso, a rendere “magica” l’atmosfera. Come sei riuscita a sciogliere tutti i nodi della trama? È stato difficile?
L’intreccio è nato praticamente scrivendo, solo un particolare della storia avevo in mente fin dal momento in cui ho cominciato a scrivere… Ma non posso dire quale!
Per il resto, invece, ogni nodo si è creato da solo molto spontaneamente e allo stesso modo si è dipanato al momento giusto. La storia è nata da sé, insomma, non avevo una scaletta da seguire. In questo sono molto indisciplinata.
Ma passiamo alle domande difficili. Qual è il personaggio che avresti voluto conoscere nella realtà?
Questa è difficile! In una fase passata della mia vita probabilmente avrei scelto Ethan. Oggi, invece, direi Alena. Vorrei averla come amica… Prenderei molto volentieri una sua tisana alla “bottega delle erbe”. Tu chi avresti voluto conoscere invece?
Ei, sono io che faccio le domande! Comunque… Alena è una tipa molto interessante e poi ovviamente è la prima a cui ti affezioni, quindi anche io sceglierei lei.
Visto che mi hai provocata, ecco a te una domanda ancora più difficile. Spiegaci perché non dovremmo detestare Cleo… o dobbiamo detestarla?
Je vous pose la question: la dobbiamo detestare? Perché? Chi di noi può arrogarsi il diritto di farlo? Quante di noi donne non sono capaci quanto lei di tirare fuori il lato peggiore quando qualcuno minaccia la nostra felicità? È vero, ognuno reagisce in modo differente agli eventi della vita, ma, per quanto non la giustifichi, penso che dietro la cattiveria e l’insolenza di Cleo si nasconda una profonda fragilità e un animo ferito e impaurito dalla solitudine. Cleo è l’antagonista per eccellenza, quella che esiste in ogni favola che si rispetti. Eppure ogni antagonista è un potenziale eroe che è stato ferito da qualcuno.
Questa me la segno.
Chiudiamo in bellezza, dai. Stai scrivendo al momento o hai già scritto qualcosa che leggeremo in futuro?
Ho una voglia irrefrenabile di scrivere, ma ho anche il blocco totale. Ho in testa un romantic suspense, un romanzo storico e un altro sulla sorellanza. Non so quale dei tre la spunterà per primo né quando. Non escludo nemmeno un seguito de “La casa del gelsomino bianco” ma sono in attesa di ispirazione e, soprattutto, del caos mentale che mi serve per ricominciare a scrivere come si deve. Incrociamo le dita!
Annalisa Cesaretti (Ufficio Stampa Royal Books Edizioni)
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